Fortunato Grosso - Dina Viglianisi

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Fortunato Grosso

I suoi personaggi fatti solo di contorni, immersi in atmosfere rarefatte, senza tempo, recitano precisi ruoli: dalla bontà alla cattiveria, dalla gioia al dolore, dalla castità alla dissolutezza. Queste “emozioni” tutte distinguibili per misteriose virtù dell’artista che è riuscita a scavalcare l’espressione della figura e, con i soli contorni, denunciarne la condizione umana. In questo il suo grande segreto ed una originalità che la strappa all’art nouveau definitivamente.
Forte della lezione urbinate, la Nostra si misura con la pietra, con il rame e lo zinco con una forza insospettabile… in lei così fragile. I suoi lavori, sono lavori “sudati”, fatti di segni che, senza leziosismi, intervengono necessariamente per narrare sempre una storia vera, dolorosa o dolcissima, in una levità di sogno. Ben ha scritto Carlo Laurenzi: “Folgorò in modo ammirevole ed intenso l’aspetto vero e segreto delle voci della notte”. Si è meritata questo ambito riconoscimento.
Ora è il tempo che gliene giungano altri, copiosi, anche se lei, affetta com’è da profondo arabismo, sa attendere.

Catania, giugno 1978
 
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